Io non so cantare lo zelo
della formica immortale,
più vicino alla mia sorte
è lo stridore della cicala
che trema fino alla morte.
Nel tempo mio diletto
mi confidavo a quell'ira
insistente che mi assopiva
con la cicala nel petto.
Ora nello sfacelo
della mia giornata mi resta
un po' di polvere in pugno,
ma tanto vale la tua spoglia
che ancora risento quel melo
stormire e nell'aria di giugno
la tua allegria funesta
nascere dietro una foglia.
Leonardo Sinisgalli
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