Viveva un dì, narra un’antica voce
intorno a Gubbio un lupo assai feroce
che aveva i denti più acuti che i mastini
e divorava uomini e bambini.
Dentro le mura piccole di Gubbio
stavano chiusi i cittadini e in dubbio
ciascuno della vita.
La paura non li lasciava uscire dalle mura.
E San Francesco venne a Gubbio, e intese
del lupo, delle stragi, delle offese;
ed ebbe un riso luminoso e fresco,
e disse: "O frati, incontro al lupo io esco!".
Le donne avevano lagrime così
grosse, ma il Santo ilare e ardito uscì.
E a mezzo al bosco ritrovò il feroce
ispido lupo, e con amica voce
gli disse: "O lupo, mio fratello lupo,
perché mi guardi così ombroso e cupo?
Perché mi mostri quegli aguzzi denti?
Vieni un po’ qua, siedimi accosto e senti:
Io so che tu fai molto male a Gubbio
e tieni ognuno della vita in dubbio,
e so che rubi uccidi e non perdoni
nemmeno ai bimbi, e mangi i tristi e i buoni:
Orbene ascolta: come è vero il sole,
ciò che tu fai è male. Iddio non vuole!
Ma tu sei buono; e forse ti ha costretto
a ciò la fame. Ebbene, io ti prometto
che in Gubbio avrai d’ora in avanti il vitto:
ma tu prometti essere onesto e dritto
e non dare la minima molestia:
Essere insomma una tranquilla bestia.
Prometti dunque tutto questo, dì?".
Il lupo abbassò il capo, e fece: "Si!".
"Davanti a Dio tu lo prometti?".
E in fede il lupo alzò molto umilmente un piede.
Allora il Santo volse allegro il passo
a Gubbio, e il lupo dietro, a corpo basso.
In Gubbio fu gran festa, immenso evviva:
scoppiò la gioia, e fino al ciel saliva.
E domestico il lupo entro rimase
le chiuse mura, e andava per le case
in mezzo ai bimbi come un vero agnello,
e leccava la gota a questo e a quello.
E poi morì. E fu da tutti pianto
e seppellito presso il campo santo.
Angiolo Silvio Novaro
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