O rabido ventare di scirocco
che l'arsiccio terreno gialloverde bruci;
e su nel cielo pieno
di smorte luci
trapassa qualche biocco
di nuvola, e si perde.
Ore perplesse, brividi
d'una vita che fugge
come acqua tra le dita;
inafferrati eventi,
luci-ombre, commovimenti
delle cose malferme della terra;
oh alide ali dell'aria
ora son io l'agave che s'abbarbica
al crepaccio dello scoglio
e sfugge al mare da le braccia d'alghe
che spalanca ampie gole e abbranca rocce;
e nel fermento d'ogni essenza,
coi miei racchiusi bocci
che non sanno più esplodere oggi sento
la mia immobilità come un tormento.
Eugenio Montale
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