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Immagini e Poesie

Natura E Uomo

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Natura E Uomo


In sul far del giorno mi sedetti in un campo,
conversando con la Natura, mentre l’Uomo riposava
pacificamente sotto le coltri del sonno.
Stando sull’erba verde meditavo su questioni come:
«Verità è Bellezza? Bellezza è Verità?».

E nel mio pensare mi trovai portato lontano
dall’uman genere, e la mia immaginazione sollevò
il velo materiale che celava il mio io interiore.
La mia anima si espandeva, e io ero portato
sempre più vicino alla Natura e ai suoi segreti,
mentre le mie orecchie si aprivano
al linguaggio delle sue meraviglie.

Mentre così sedevo immerso in tali pensieri,
avvertii una brezza lieve passare tra le fronde,
e udii un sospiro: come quello di un orfano randagio.
«Perché sospiri, brezza gentile?» io chiesi.
E rispose la brezza: «Perché sono venuto dalla città
accesa di sole e calura, e i semi di malattie e
contaminazioni sono ora sospesi sulle mie purissime vesti.
Puoi tu rimproverarmi per questo mio dolermi?».

Guardai poi alle facce lacrimose dei fiori,
ne udii i loro sussurrati lamenti. E chiesi:
«Perché piangi, o mio grazioso fiore?».
Uno dei fiori sollevò il piccolo capo e mormorò:
«Piangiamo perché verrà l’Uomo e ci spezzerà e ci
offrirà in vendita nei mercati della città».
E un altro fiore aggiunse:
«Stasera, quando saremo appassiti,
egli ci getterà nel mucchio dei rifiuti.
Piangiamo perché la crudele mano dell’Uomo
ci strappa dai nostri cari luoghi».

E udii il ruscello lamentarsi come una vedova
in lutto per il suo bambino morto, e chiesi:
«Perché piangi, o purissimo ruscello?».
E il ruscello rispose: «Perché sono costretto ad
andare fino alla città, dove l’Uomo mi disprezza e
mi maltratta, preferendo bevande più forti,
e fa di me lo spazzino dei suoi avanzi,
contaminano la mia purezza e
volgendo in sporcizia la mia chiarità».

E udii gli uccelli condolersi, e chiesi:
«Perché gemete, miei bellissimi uccelli?».
E uno di essi mi volò dappresso, si fermò
sulla punta di un ramo e disse:
«I figli di Adamo presto verranno in questo campo
con le loro armi mortifere e ci faranno guerra
come se fossimo i loro nemici mortali.
Stiamo ora prendendo congedo l’uno dall’altro,
giacché non sappiamo chi di noi sfuggirà al furore dell’Uomo.
Dovunque andiamo, la Morte ci segue».

Ora il sole sorgeva da dietro i picchi montani, e
Indorava le cime degli alberi.
Stetti a guardare tanta bellezza e chiesi tra me:
«Perché deve l’Uomo distruggere quel che la Natura ha edificato?».


Kahlil Gibran





1 commenti:

Gianna ha detto...

Poesia emozionante.
Amo Gibran.

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