Sulle labbra dei vecci
affioravano poche parole
di cose lontane.
Cavalli bianchi
galoppavano per le strade
al timore della frusta
che s’allunga.
Quella valle era sua
fin dove e oltre
l’occhio spaziava.
Dalla strada che correva nel piano
fiancheggiata dal sambuco,
da mura e fontane limpide
fino alle cime delle colline
dove fluttuavano i castagni
battuti dal vento
e oltre, dove la strada
scende tortuosa
fino alla valle dei laghi
dove i paesi sono legati
uno all’altro dal nastro
bianco di strada.
In riva ai laghi i forni
in continuazione fumavano
come un accampamento di pionieri.
Infornavano e sfornavano i mattoni
fatti a mano, che si potevano contare
per fila moltiplicando le file.
La mia fantasia non sa
non può creare un personaggio
dando un nome vero
ed un volto falso
a quel ritratto forte.
Aveva cavalli bianchi
e navi in porto,
voleva far marciare la vita
al suo comando.
Tutti lo temevano
come quello stallaro
che all’alba lo incontrava
per le scale lungo e pallido,
vestito di bianco
come un’anima in pena.
Fanny Tomasi
Immagini e Poesie
Fornace
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3 commenti:
Una belleza de fotografía! y precioso el poema.
Felicitaciones!
Saludos desde la patagonia argentina.
@ Olga Ricci
Sono felice che la fotografia e la poesia ti siano piaciute!
Grazie del complimento!
Ciao
CSJ
Voleva far marciare la vita......quanti tentano di imprimere questo passo alla propria esistenza. Quanti ricordi di fatica e di sentieri tracciati per la prima volta con il cuore e le gambe provati ma felici per i passi compiuti, uno dietro l'altro con regolarità, come durante una sclata! Grazie per aver evocato quei momenti con i versi della poesia!
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